Museo Archeologico nazionale di TAranto-MArTA
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"Il principale museo della città custodisce una delle più importanti raccolte archeologiche d’Italia e d’Europa. Le sue stanze, totalmente riallestite dopo un lungo lavoro terminato solo nel 2016, lasciano a bocca aperta. Avvalendovi magari di una delle preparatissime guide, cominciate la visita salendo con l’ascensore al terzo piano (il secondo ospita la collezione di quadreria sacra Ricciardi), di recente apertura. Nella sala che vi si parerà davanti appena usciti dall’ascensore, troverete alcuni dei pezzi più pregiati del museo, fra cui la piccola statua (soli 74 cm) dello Zeus di Ugento, del VI secolo. Nelle sale successive, organizzate cronologicamente, spiccano un incredibile cratere raffigurante menadi danzanti con gioielli ‘a rilievo’, splendidi esemplari della zecca dell’antica città greca di Taras (alcune monete sembrano fresche di conio) e, nella sala VII, la celebre Tomba dell’Atleta (V secolo), sepoltura di un atleta circondato dai suoi trofei: anfore dipinte con il nome di Athena e la rappresentazione della specialità sportiva, equivalenti delle odierne medaglie. Dentro il sepolcro riposa lo scheletro dell’antico campione, visibile nello specchio posto in alto, che lo riflette. Più avanti, osservate gli splendidi vasi attici rossi e neri, la maggior parte dei quali è illustrata con storie mitiche. Scendendo poi al primo piano, vicino alle scale, ecco la Tomba delle Cariatidi (sala X), proveniente da uno dei tanti ipogei di Vaste, e nella sala IX il grande vaso a cratere apulo con la storia di Anfiarao, re di Argo e indovino, costretto a partecipare alla guerra contro Tebe dai sette guidati da Polinice; il vaso era al museo di Cleveland, frutto di una vendita illecita, ed è stato da poco restituito al museo e alla città. Il pezzo forte della collezione arriva subito dopo: è il tesoro degli Ori di Taranto, una magnifica collezione di gioielli realizzati quasi tutti da artigiani tarantini in età ellenistica, che comprende cinture, squisite corone a foglia d’alloro e anelli con incastonature e scarabei, e il celebre ‘orecchino a navicella’, capolavoro di oreficeria. L’opera più famosa ed elegante è lo Schiaccianoci (sala XI) in bronzo a forma di due mani intrecciate, i cui avambracci sono decorati con bracciali a spirale in oro. Nella stessa sala, notate la deliziosa testa femminile del IV secolo con tracce di pittura. Da non perdere anche le tante statuette fittili tragiche o comiche (fra queste, le ‘acrobate’ in terracotta che hanno ispirato l’omonimo film di Soldini). Più avanti lascia senza fiato il corredo della Tomba degli Ori di Canosa (sala XII), con un diadema di foglie auree e il meraviglioso portagioie a forma di conchiglia con inciso il nome della proprietaria, Opakas Sabalidas. Nella sala XIII campeggia la Testa di Eracle, copia romana ridotta di un originale gigantesco in bronzo di Lisippo che fu l’orgoglio dell’acropoli tarantina al massimo del suo fulgore e che fu poi predato dai romani e portato prima in Campidoglio e poi a Costantinopoli, dove fu fuso per farne moneta sonante. Resta oggi questa testa, che ritroviamo in un’altra moderna riproduzione nelle proporzioni originali (e quindi gigantesche) di fronte alla biglietteria: è uno dei simboli della collezione tarantina. Nelle sale successive (dalla XIV in poi), dedicate all’arte romana, si possono ammirare vasti ed eleganti mosaici (sale XVI e XVII), fra cui spicca quello della Domus di Piazza Maria Immacolata con tigre, leone, pantera e altri animali. Poi ancora vasi, sculture romane (celebre l’Augusto velato, sala XIV), marmi ed epigrafi: una vera summa dell’arte classica nel Sud Italia, con reperti che arrivano fino al periodo paleocristiano e medievale. Il lato principale del palazzo che ospita il MARTA dà sulla bella Piazza Archinto, dove campeggia l’enorme mole rossastra del Palazzo degli Uffici, edificio borbonico trasformato in scuola nel Novecento (fra i suoi alunni Aldo Moro) e dal 2003 in attesa di restauri e in colpevole stato di abbandono."
@ijvva